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PASCOLI, IL GENIO ADOTTATO DAL REGIME

110 anni dalla scomparsa del grande poeta. Mitologia, politica e genesi mussoliniana.

Marco Giuliani

Marco Giuliani

Giornalista pubblicista vive a Roma. Lavora presso Istituto per la Finanza e l'Economia Locale. รˆ laureato in Lettere presso lโ€˜Universitร  โ€œLa Sapienzaโ€ di Roma ed ha conseguito il Master in โ€œScience of Religion and Cultureโ€ presso lโ€™Universitร  โ€œRoma Treโ€.
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Ci fu un Pascoli socialista e un Pascoli nazionalista, un Pascoli patriota e un Pascoli interventista. Non รจ facile scandagliare il pensiero di uno dei piรน grandi geni letterari italiani dellโ€™etร  contemporanea, soprattutto riguardo alle sue posizioni ideologiche e politiche. Certo รจ che il nascente movimento fascista, una volta passato il poeta a miglior vita – parliamo del 1912 – si appropriรฒ della sua retorica, dei suoi idealismi e del suo approccio storico-filosofico piรน esacerbato. Ma lo fece probabilmente senza fondamento.

Romagnolo come Mussolini, simpatizzante di una corrente socialista (come Mussolini) che a fine Ottocento nullโ€™altro poteva rivestire se non istanze internazionaliste fini a sรฉ stesse o la rivendicazione di una piena uguaglianza sociale e giuridica appena in embrione, il Giovanni Pascoli della maturitร  รจ un personaggio forse ancora in parte da scoprire. In realtร , quelle dottrine neo-collettivistiche non apportarono alcun contributo di rilievo al dibattito politico relativo alla prima fase della vita costituzionale postunitaria italiana. Tuttavia il regime ne adottรฒ, facendole sue, alcune delle versioni piรน estremizzate, quelle cioรจ legate alla concezione fortemente nazional-patriottica del Pascoli โ€œanzianoโ€, le quali riecheggiavano neanche troppo velatamente di istanze espansionistiche. Si trattava di un vincolo legato al successivo Dannunzio fiumano, ancorchรฉ alla pretesa centralitร  dellโ€™Italia nel Mediterraneo, avanzata dal poeta di San Mauro nei suoi ultimi versi e nei suoi ultimi discorsi. Una dialettica non certo, perรฒ, permeata da quellโ€™iconografia assolutista paragonabile allโ€™idea fascista ante litteram che caratterizzรฒ il sorgere dei movimenti precursori del ventennio.

Il monologo pronunciato il 26 novembre 1911 presso il Teatro dei Differenti di Barga, chiamato convenzionalmente โ€œLa grande proletaria si รจ mossaโ€, concomitante alla guerra italo-turca del 1911-1912, affondava le sue radici nelle liriche (coeve) contenute in Poemi Italici, Poemi del Risorgimento e in particolare nel suo Inno a Roma, laddove alla tradizionale vocazione naturalistica e umanitaria il poeta rivelรฒ una smaccata vena imperialista. Lโ€™ereditร  raccolta dal Carducci e la frequentazione del Dโ€™Annunzio, parimenti al periodo di scontri sociali e ideologici che visse lโ€™Europa prebellica, crediamo possano aver trascinato il poeta in un contesto di emulazione che pure, nelle sue forme, sembra ancora tanto individuale quanto armonicamente simbolico. Trattavasi essenzialmente della auspicata โ€œrigenerazione moraleโ€ di un popolo che troppo spesso si era trovato a fare i conti – suo malgrado – con il colonialismo straniero, vecchio di secoli e per questo motivo di rivalsa nel rinfocolare i fasti di un passato illustre e centrale nello scacchiere geopolitico planetario. In tal senso, il fascismo ne accolse le venature piรน forti, mentre la profonditร  del messaggio pascoliano, dettata essenzialmente dalla necessitร  di arginare povertร  e disuguaglianze sociali civilizzando ยซuna vasta regione bagnata dalย mare nostrum [giร ย appartenuto ai romani] per produrre ricchezza e benessereยป, rappresentava qualcosa di molto piรน nobile del semplice espansionismo militare. Ilย nazionalismoย di Pascoli, manifestato in ottica interventista contro lโ€™impero ottomano, sembrรฒ dettato quindi dallโ€™intimitร  di un sentimento legato allโ€™alveo familiare esteso allโ€™amata nazione anzichรฉ a propositiย bellicisti nel senso stretto del termine. Dโ€™altronde, lo stesso Gramsci, in Quaderni dal carcere, lo avrebbe richiamato alla storia come โ€œfautore di una nazione proletariaโ€ intesa piรน come trasformazione politico-economica della societร  che come atteggiamento volto a ritenere la guerra un mezzo necessario per fini politici.

Risulta evidente lโ€™incongruenza ideale in rapporto alle esperienze metriche passate, ma รจ proprio in quanto ยซultimo figlio diย Virgilioยป (citazione del D’Annunzio riferita a Pascoli) che egli sente lโ€™impulso-dovere di strabordare da quel suo mondo umile e contadino contraddistinto dalla strabiliante bellezza della natura, dei suoi suoni e dei suoi odori, per approntare una sorta di compensazione etica alle ingiustizie secolari subite dagli italiani. Ora che dal suo punto di vista sono divenuti un popolo vero e hanno una propria definizione geografica.

 

ยฉ Marco Giuliani, 2022
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Comments

  1. Nereida Hipple

    Reply
    Luglio 4, 2022

    I enjoy reading a post that can make people think. Also, thanks for permitting me to comment!

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