Con la voce suadente della violinista Ines Donarelli, alle 21:00 in punto del 6 ottobre 1924, che annuncia l’inizio delle trasmissioni con l’esecuzione del concerto inaugurale, inizia la storia della radio italiana.
Giovanni Preziosi nasce 55 anni fa a Torre del Greco, in provincia di Napoli, da genitori irpini. Trascorre la sua infanzia ad Avellino prima di intraprendere gli studi universitari presso lโUniversitร degli Studi di Salerno dove si laurea in Scienze Politiche discutendo una tesi in Storia Contemporanea.
Nel corso di questi anni ha coltivato varie passioni, tra cui quella per il giornalismo, divenendo una delle firme piรน apprezzate delle pagine culturali di alcune prestigiose testate quali: โLโOsservatore Romanoโ, โVatican Insider-La Stampaโ, โZenitโ, โIl Popolo della Campaniaโ, โCronache Meridionaliโ. Ha recensito anche alcuni volumi per โLa Civiltร Cattolicaโ. Inoltre, dal 2013, รจ anche condirettore della Rivista telematica di Storia, Pensiero e Cultura del Cristianesimo โChristianitasโ e responsabile della sezione relativa allโetร contemporanea. Recentemente ha fondato anche il sito di analisi ed approfondimento storico "The History Filesโ.
Ha insegnato Storia Contemporanea al Master di IIยฐ livello in โScienze della Cultura e della Religioneโ organizzato dal Dipartimento di Scienze della Formazione dellโUniversitร degli Studi Roma Tre. Fin dalla sua laurea i suoi interessi scientifici si sono concentrati sui problemi socio-politici che hanno caratterizzato il secondo conflitto mondiale, con particolare riguardo a quel filone storiografico relativo allโopera di assistenza e ospitalitร negli ambienti ecclesiastici ad opera di tanti religiosi e religiose a beneficio dei perseguitati di qualsiasi fede religiosa o colore politico.
Ha compiuto, pertanto, importanti studi su tale argomento avviando una serie di ricerche i cui risultati sono confluiti nel volume โSulle tracce dei fascisti in fuga. La vera storia degli uomini del duce durante i loro anni di clandestinitร โ (Walter Pellecchia Editore, 2006); โLโaffaire Palatucci. โGiustoโ o collaborazionista dei nazisti? Un dettagliato reportage tra storia e cronaca alla luce dei documenti e delle testimonianze dei sopravvissutiโ (Edizioni Comitato Palatucci di Campagna, 2015), โIl rifugio segreto dei gerarchi: Storia e documenti delle reti per l'espatrio clandestino dei fascistiโ (CreateSpace Independent Publishing Platform, 23 febbraio 2017) e โLa rete segreta di Palatucci. Fatti, retroscena, testimonianze e documenti inediti che smentiscono lโaccusa di collaborazionismo con i nazistiโ (SECONDA EDIZIONE - Independent Publishing, maggio 2022) nonchรฉ in altri svariati articoli pubblicati su giornali di rilievo nazionale.
Il 27 agosto 1924 in seguito alla fusione tra Radiofono (Societร italiana per le radiocomunicazioni circolari) e S.I.R.A.C. (Societร italiana radio audizioni circolari) favorita dall’allora Ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano, nasce ufficialmente a Torino l’U.R.I. (Unione Radiofonica Italiana) con un capitale sociale di 1.400.000 lire sottoscritto per quasi l’85% dalla Radiofono del gruppo Marconi, in ottemperanza del Regio Decreto n. 1067 del febbraio 1923 che affidava allo Stato l’esclusiva sulle radioaudizioni.
Mediante il REGIO DECRETO n. 2191emanato il 14 dicembre 1924, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno di giovedรฌ 15 gennaio 1925 Numero 11, l’Unione Radiofonica Italiana (U.R.I.) ricevette la concessione esclusiva “dei servizi radioauditivi circolari” con stazioni che trasmettevano da Roma, Milano, Napoli o Palermo.
In tal modo il nascente regime, intuendo subito le potenzialitร comunicative che avrebbero avuto i mass-media nella costruzione del consenso โ anche in virtรน degli alti tassi di analfabetismo e della scarsa propensione alla lettura โ lanciรฒ lโepopea della radio, un valido strumento pedagogico e propagandistico che il fascismo dimostrรฒ di saper adoperare sapientemente, destinato ad incidere in modo preponderante sulla vita, la mentalitร , le abitudini, e i rapporti sociali degli italiani.
Guglielmo Marconi
Difatti, bisogna sottolineare che proprio tra il 1924 e il 1926, grazie ad una serie di provvedimenti legislativi a carattere restrittivo e con lโavvicendamento dei direttori di giornale meno graditi al regime, si realizza la completa โfascistizzazioneโ della stampa italiana. Nel capitale della nascente Unione Radiofonica Italiana vi era una compartecipazione anche della FIAT; non รจ un caso, infatti che a presiedere lโU.R.I. fu chiamato l’ing.Enrico Marchesi, giร direttore centrale dellโazienda automobilistica torinese, affiancato dal direttore generale Raoul Chiodelli, entrambi dipendenti dal ministero delle Comunicazioni. Vice presidente era Luigi Solari, molto vicino agli interessi di Guglielmo Marconi. Successivamente, nel novembre del 1934, si verificรฒ quella che passรฒ alla storia come la piemontesizzazione dell’EIAR in virtรน della quale si registrรฒ il primo cambio al vertice dellโazienda: a Marchesi, infatti, subentrรฒ il presidente della SIP, Giancarlo Vallauri, che appena un anno prima, nel 1933, era diventata proprietaria della maggioranza azionaria della societร .
Maria Luisa Boncompagni – Primo annuncio in assoluto della radio italiana (6 ottobre 1924)
La prima trasmissione radiofonica italiana andรฒ in onda dopo qualche mese, per la precisione il 6 ottobre del 1924 quando, alle ore 21 in punto, Maria Luisa Boncompagni โ che sarร , tra l’altro, maestra di dizione di Mike Buongiorno โ dai microfoni annunciรฒ lโinizio delle trasmissioni dalla stazione di Roma S. Filippo negli studi di Palazzo Corradi in Via Maria Cristina (nellโattuale quartiere Parioli di Roma, allโepoca in aperta campagna). Ecco come esordiva, con una voce suadente, lโannunciatrice:
Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirร Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo.
Allโinizio la scaletta proposta era tutto sommato alquanto scarna, dando spazio esclusivamente alle notizie di borsa e al bollettino metereologico intervallati qua e lร da alcuni brani di musica classica. Il primo programma, in effetti, fu proprio un concerto presentato da Ines Viviani Donarelli, moglie del direttore artistico della societร e uno dei quattro musicisti che eseguirono musiche di Haydn.
Ines Viviani Donarelli
Sebbene allโinizio questo fenomeno incontrรฒ qualche ostacolo da parte del regime a causa dei suoi costi che apparivano allโepoca proibitivi per un paese tutto sommato povero come il nostro, appena Mussolini colse le enormi capacitร comunicative e di penetrazione tra le masse della radio per la costruzione e la gestione del consenso a tal punto che ogni Casa del Fascio fu dotata immediatamente di un apparecchio radiofonico. Pertanto non trascorse neanche un anno che alla stazione di Roma fu affiancata, nel 1925, un’analoga stazione radiofonica in quel di Milano. Ci vollero, in realtร , due anni per installare le stazioni di Milano e di Napoli e poi altri tre anni affinchรฉ entrassero in funzione anche quelle di Bolzano, Genova e Torino.
Successivamente, il 27 Novembre 1927, un apposito Decreto legislativo provvide a trasformare lโU.R.I. in Ente Italiana Audizioni Radiofoniche (EIAR), una struttura a capitale privato ma finanziata dallo Stato che, a sua volta, nel 1944 si trasformerร nellโattuale RAI (Radio Audizioni Italia). LโEIAR fu poi trasferito a Torino ma, a decorrere dal 1935, si decise di spostare di nuovo nella capitale la redazione del Giornale radio e le strutture informative, sotto la direzione di Antonio Piccone Stella, brillante critico letterario de โIl Messaggeroโ.
Tuttavia, la prima stazione trasmittente nazionale di rilevante potenza vide la luce soltanto nel 1930 a Roma-Santa Caterina. Allโinizio si registrรฒ un numero davvero esiguo dii abbonati che non superรฒ i 27.000 nel 1926, se si considera che in Germania nel 1928 gli utenti radiofonici si aggiravano intorno ai due milioni. Considerata la valenza preponderante dei mezzi di comunicazione di massa ai fini della persuasione e dellโindottrinamento totalitario, il regima fascista, il 26 settembre 1935, dispose con un apposito DecretoLegge (converito nella legge 9 gennaio 1936) che il controllo sui programmi dell’EIAR fossero di esclusiva pertinenza del Ministero Stampa e Propaganda. La nascita dellโURI si puรฒ dunque annoverare a tutti gli effetti come il primo audace esempio avveniristico di broadcasting italiano.
ยฉ Giovanni Preziosi, 2022
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