«Il governo italiano – dichiarava il maresciallo Badoglio –, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta».
L’attentato e il colpo di stato sono stati pianificati con molto anticipo: un gruppo eterogeneo di oppositori civili e militari, tra cui generali, ufficiali e funzionari amministrativi – in pratica una vasta rete cospirativa composta da oltre 200 persone.
Nella notte tra il 14 ed il 15 agosto 1977, l’ex ufficiale nazista tagliò la corda dall’ospedale militare del Celio, dove era stato ricoverato il 12 marzo del 1976 con un apposito decreto emanato dall’allora ministro della difesa Arnaldo Forlani, grazie al provvidenziale aiuto fornitogli dalla moglie frau Annelise Wengler.
La festa del 25 aprile ricorda in Italia, quindi, la finale liberazione dagli occupanti tedeschi e dai loro subalterni collaboratori della mussoliniana Repubblica sociale, dispregiativamente denominati “repubblichini”, che nel rigidissimo inverno del 1944-45 avevano inasprito la repressione della Resistenza armata e della società civile nelle regioni del Centro nord.
Nel pomeriggio del 23 marzo del 1944, un giovane studente di medicina, Rosario Bentivegna, trasporta nascosta in un carretto per la raccolta dei rifiuti, una bomba rudimentale, assemblata da un altro giovane, il fisico Giulio Contini e da sua moglie Giulia. Il luogo scelto per l’attentato è via Rasella, una strada stretta e in salita, nel cuore del centro storico della …
«Sull’alba della domenica 31 luglio 1944 — scriverà don Primo Mazzolari — fui arrestato insieme ai miei coadiutori dai militi della Brigata Pesaro di stanza in paese sotto l’accusa di favoreggiatore e finanziatore dei partigiani e degli sbandati della zona».
L’appassionato studioso di storia Gavino Puggioni ci legge alcuni passaggi del diario scritto dal Comandante del distaccamento “Puecher” della 52ª Brigata Garibaldi “Luigi Clerici”, passato alla storia per la cattura di Mussolini a Musso.
Se la Memoria della salvezza di migliaia di italiani ebrei e non ebrei da parte di altrettante migliaia di patrioti non cammina sul ponte che la nostra generazione rappresenta, rischiamo di perdere una parte importante della nostra storia. E senza storia e Memoria non c’è futuro.