Mussolini, l’autopsia che riscrive la fine del Duce
Un nuovo libro di Enzo Antonio Cicchino, frutto di trent’anni di ricerche, mette in discussione la versione ufficiale della fucilazione a Giulino di Mezzegra: i dati clinici e le fotografie indicano una morte avvenuta in interno e solo in seguito esposta a Milano.
Settantotto anni dopo la fucilazione di Benito Mussolini e Claretta Petacci, la loro morte continua a sollevare interrogativi. A riaccendere il dibattito è il volume di Enzo Antonio Cicchino, Il teorema della morte di Mussolini: la verità nell’autopsia (Independently published, 2025), che propone una rilettura radicale basata non su memorie o testimonianze, ma su prove cliniche e forensi.
Questo volume, infatti, nasce da un incontro e da un metodo. L’incontro è quello con il medico-legale Aldo Alessiani, avvenuto nel 1991 durante l’inchiesta televisiva Mixerdedicata ai misteri dell’ultima giornata del Duce. Il metodo è quello clinico-forense: leggere i segni del corpo e delle immagini prima dei racconti, affidando la ricostruzione non alla memoria ma alle prove materiali.
Da qui prende forma un’indagine che trasforma documenti e fotografie in capitoli di con metodo e perizia narrativa. In particolare il Verbale autoptico n. 7241 dell’Istituto di Medicina Legale di Milano, i dati tanatologici (rigidità cadaverica, ipostasi, colature ematiche), la sequenza fotografica di Piazzale Loreto e persino la condizione degli abiti diventano indizi da interpretare ed i capitoli di una perizia narrativa che si sostituisce alla cronaca. L’approccio – secondo Cicchino – è chiaro: quando i segni del corpo non coincidono con la narrazione, è quest’ultima a dover essere rivista.
Il quadro che emerge mette in crisi la vulgata ufficiale e la versione iconografica più diffusa. Secondo l’autore, la lesione stellare all’occipite di Mussolini è compatibile con un colpo a contatto, non con una raffica di mitra in campo aperto. Altri indizi – quali segni di colluttazione, rivestimento post mortem, cronologia fotografica ricostruita con la “meridiana delle ombre” – suggeriscono che la morte possa essere avvenuta in un interno (la casa De Maria a Bonzanigo di Mezzegra) e che l’esposizione a Milano sia stata un atto successivo, orchestrato per la scena pubblica. Anche la morte di Claretta Petacci viene reinterpretata con lo stesso metodo indiziario.
Frutto di trent’anni di ricerche tra archivi, testimonianze e comparazioni iconografiche, il volume non propone un mito alternativo, ma un protocollo di verifica che mette in crisi la versione ufficiale della “fucilazione a Giulino di Mezzegra”: pertanto, quando i dati clinici non coincidono con il racconto, secondo l’autore, è il racconto che deve essere rivisto.
Il risultato è un libro che riporta la discussione su un terreno concreto, lontano dalle leggende, dalle dietrologie e dalla vulgata ufficiale. Un contributo che interessa non solo gli studiosi del Ventennio e della Resistenza, ma anche giornalisti, appassionati di storia militare e giudiziaria e tutti coloro che non si accontentano di un finale già scritto, ma cercano nella storia le prove.
Enzo Antonio Cicchino, è autore e regista, attivo da decenni nella divulgazione della Storia d’Italia (RAI: “Mixer”, “La Grande Storia”) e nella ricerca su cinegiornali e memoria del Novecento. Alla produzione storico-documentaria affianca un percorso letterario ampio: poesia, teatro e narrativa. Tra i titoli pubblicati: “La rete dei diavoli”, “Il segreto di Lilì Marleen”, “Villa delle Finestre 69”, “Prima che il gallo canti”, “Mosca nella bufera” e il saggio filosofico “L’UNIVERSO”. La sua scrittura tiene insieme rigore d’archivio e immaginazione, con una lingua viva – lirica, visionaria e concreta.
IL TEOREMA DELLA MORTE DI MUSSOLINI: LA VERITA’ NELL’AUTOPSIA