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La storia di due “Giusti” ungheresi: Mary e Victor Lehotay 

I coniugi Lehotay hanno ricevuto questa alta onorificenza per le loro azioni eroiche compiute in Ungheria durante la seconda guerra mondiale, che salvarono la vita ad Andrew Kun, quella di sua madre e della sorella minore.

Giovanni Preziosi

Giovanni Preziosi

Giovanni Preziosi nasce 54 anni fa a Torre del Greco, in provincia di Napoli, da genitori irpini. Trascorre la sua infanzia ad Avellino prima di intraprendere gli studi universitari presso l’Università degli Studi di Salerno dove si laurea in Scienze Politiche discutendo una tesi in Storia Contemporanea. Nel corso di questi anni ha coltivato varie passioni, tra cui quella per il giornalismo, divenendo una delle firme più apprezzate delle pagine culturali di alcune prestigiose testate quali: “L’Osservatore Romano”, “Vatican Insider-La Stampa”, “Zenit”, “Il Popolo della Campania”, “Cronache Meridionali”. Ha recensito anche alcuni volumi per “La Civiltà Cattolica”. Inoltre, dal 2013, è anche condirettore della Rivista telematica di Storia, Pensiero e Cultura del Cristianesimo “Christianitas” e responsabile della sezione relativa all’età contemporanea. Recentemente ha fondato anche il sito di analisi ed approfondimento storico "The History Files”. Ha insegnato Storia Contemporanea al Master di II° livello in “Scienze della Cultura e della Religione” organizzato dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre. Fin dalla sua laurea i suoi interessi scientifici si sono concentrati sui problemi socio-politici che hanno caratterizzato il secondo conflitto mondiale, con particolare riguardo a quel filone storiografico relativo all’opera di assistenza e ospitalità negli ambienti ecclesiastici ad opera di tanti religiosi e religiose a beneficio dei perseguitati di qualsiasi fede religiosa o colore politico. Ha compiuto, pertanto, importanti studi su tale argomento avviando una serie di ricerche i cui risultati sono confluiti nel volume “Sulle tracce dei fascisti in fuga. La vera storia degli uomini del duce durante i loro anni di clandestinità” (Walter Pellecchia Editore, 2006); “L’affaire Palatucci. “Giusto” o collaborazionista dei nazisti? Un dettagliato reportage tra storia e cronaca alla luce dei documenti e delle testimonianze dei sopravvissuti” (Edizioni Comitato Palatucci di Campagna, 2015), “Il rifugio segreto dei gerarchi: Storia e documenti delle reti per l'espatrio clandestino dei fascisti” (CreateSpace Independent Publishing Platform, 23 febbraio 2017) e “La rete segreta di Palatucci. Fatti, retroscena, testimonianze e documenti inediti che smentiscono l’accusa di collaborazionismo con i nazisti” (SECONDA EDIZIONE - Independent Publishing, maggio 2022) nonché in altri svariati articoli pubblicati su giornali di rilievo nazionale.
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Il 9 febbraio del 2018, i coniugi ungheresi Mary e Victor Lehotay furono insigniti del prestigioso riconoscimento postumo di Giusto tra le nazioni  dalla Canadian Society for Yad Vashem nel corso di una cerimonia speciale che si svolse presso l’ambasciata israeliana nel centro di Ottawa.

Mary e Victor Lehotay

I coniugi Lehotay hanno ricevuto questa alta onorificenza per le loro azioni eroiche compiute in Ungheria durante la seconda guerra mondiale, che salvarono la vita ad Andrew Kun, quella di sua madre e della sorella minore, non esitando a mettere a repentaglio la loro stessa vita per salvare i loro vicini ed amici ebrei. Victor Lehotay ha svolto per molti anni il lavoro di fotografo fino alla sua morte giunta all’età di 75 anni, mentre la moglie Mary è vissuta più a lungo raggiungendo la veneranda età di 97 anni.

Denis Lehotay ha ricevuto il certificato e una medaglia per conto dei suoi genitori che, guidati dalle loro convinzioni morali, si opposero con decisione al regime nazista, mentre molti altri preferirono restare spettatori indifferenti dello scempio che si stava consumando sotto i propri occhi ai danni degli ebrei in ossequio alla scellerata “soluzione finale” messa a punto il 20 gennaio 1942 in una villa sulla riva del lago Wannsee a Berlino dai fedelissimi del Führer.

La lettera d’invito alla conferenza di Wannsee, spedita da Reinhard Heydrich a Martin Luther

Prima pagina del protocollo con i primi nomi dei partecipanti alla conferenza

Victor e Mary Lehotay hanno fatto tutto ciò nonostante il rischio che correvano. Se fossero stati sorpresi in questa loro opera assistenziale sarebbero stati arrestati e giustiziati senza alcuna esitazione. Sia la famiglia Lehotay che la famiglia Kun hanno partecipato a questa commovente cerimonia.

Sono sopravvissuto all’Olocausto grazie alla famiglia Lehotay, perciò tutto ciò che posso dire è grazie – ha dichiarato Andrew Kun con le lacrime agli occhi –. La mia famiglia non esisterebbe oggi se non ci fosse stata la famiglia Lehotay – ha sottolineato, invece, Susan Kun.

Andrew Kun

A queste affermazioni Denis Lehotay ha replicato affermando che i suoi genitori

Erano persone che facevano la cosa giusta, perché non potevano fare altrimenti, ascoltavano la loro coscienza.

Denis Lehotay

Denis Lehotay, un biochimico in pensione, che oggi ha 78 anni e vive a Kingston, ha raccontato che sua madre parlava raramente della guerra, ma una volta gli ha detto che proteggevano i Kun semplicemente perché “era la cosa giusta da fare”.

Andrew Kun, a sinistra, e sua sorella, Susan Kun-Turnau, devono la vita ai genitori di Denis Lehotay, a destra.

Nonostante il grave pericolo che incombeva su di loro e sui loro parenti, Victor e Mary Lehotay nel maggio del 1944, accettarono di proteggere Andrew George Kun, un bambino di appena cinque anni, mentre sua madre Klára in attesa di dare alla luce la piccola Susan, si nascondeva a Budapest. I Lehotay ed i Kun erano amici, ed i loro figli spesso giocavano insieme.

Denis Lehotay, Susan ed Andrew Kun, Budapest 1945.

In Ungheria, dopo l’occupazione delle truppe tedesche, i ghetti ebraici furono rapidamente liquidati con l’avanzata dei russi. in tal modo, in meno di due mesi, 440.000 ebrei furono deportati dall’Ungheria, la maggior parte dei quali a bordo di vagoni per il bestiame verso il campo di concentramento di Auschwitz.

Nell’aprile del 1944, le autorità ungheresi ordinarono agli ebrei ungheresi che vivevano fuori Budapest (circa 500.000) di concentrarsi in alcune città, che erano solitamente sede dei governi regionali. A tal fine i gendarmi ungheresi furono inviati nelle regioni rurali per radunare gli ebrei e mandarli nelle città. Le aree urbane in cui gli ebrei erano costretti a concentrarsi erano racchiuse e indicate come ghetti.

Così, verso la metà di maggio del 1944, le autorità ungheresi, di concerto con la polizia di sicurezza tedesca, iniziarono a deportare sistematicamente gli ebrei ungheresi. Il colonnello delle SS Adolf Eichmann era il capo della squadra di “esperti di deportazione” che lavorava gomito a gomito con le autorità ungheresi. La polizia ungherese, in quel periodo, portò a termine i rastrellamenti e costrinse gli ebrei a salire sui treni che li avrebbero condotti negli orribili lager predisposti in precedenza dai nazisti.

In meno di due mesi, quasi 440.000 ebrei furono deportati dall’Ungheria a bordo di circa 145 treni. Molti furono deportati ad Auschwitz. Migliaia furono anche inviati al confine con l’Austria per essere impiegati per scavare trincee di fortificazione. Alla fine di luglio del 1944, l’unica comunità ebraica rimasta in Ungheria era quella di Budapest.

Alla luce di quanto stava accadendo e delle minacce da parte dei leaders alleati di sottoporlo ad un processo per crimini di guerra, il 7 luglio 1944Horthy ordinò la sospensione delle deportazioni  avviando nello stesso tempo dei negoziati con i comandanti dell’esercito sovietico per siglare un armistizio quando, verso la metà di ottobre del 1944,  i tedeschi appoggiarono un colpo di stato che portò aa defenestrazione di Horthy e alla guida del nuovo governo il leader del partito fascista e antisemita delle Croci Frecciate Ferenc Szálasi. che instaurò un regime di terrore, trucidando barbaramente centinaia di ebrei, mentre gli altri perirono a causa delle condizioni brutali del lavoro forzato a cui furono sottoposti dalle Croci Frecciate.

La famiglia Lehotay a quel punto vedendo il pericolo a cui erano esposti i Kun, escogitò un provvidenziale stratagemma facendo passare Andrew come un membro della loro famiglia fino a quando uno dei loro vicini iniziò a fare domande sul suo conto. A quel punto, Mary Lehotay, per proteggere il figlio della sua amica, finse di avere atteggiamenti antisemiti per ingannare la loro curiosità.

Per un po tutto andava bene – ricorda Kun –finché i vicini non hanno cominciato a fare i ficcanaso e hanno chiesto “Chi è questo ragazzo dai capelli scuri e dagli occhi scuri che non assomiglia agli altri due?”

Andrew Kun

A quel punto, quando incominciò a diventare rischioso ospitare sotto il proprio tetto Andrew, nel timore che primo o poi potesse essere scoperta la vera identità del bambino, i Lehotay riuscirono a procurarsi dei documenti falsi e nascosero il piccolo in un orfanotrofio cattolico locale. Questo stratagemma alla fine per fortuna si rivelò efficace riuscendo a salvargli la vita, proprio nel momento in cui gli altri suoi correligionari furono ridotti in schiavitù, assassinati e deportati dal partito delle Croci Frecciate.

La madre di Andrew, Klára, diede alla luce la figlia Susan, il 16 ottobre 1944. Ma la famiglia che la proteggeva considerava il bambino troppo rischioso e le disse che avrebbe dovuto disfarsi in fretta della bambina. Naturalmente la donna si rifiutò sdegnosamente e pensò di rivolgersi ai Lehotay i quali subito accettarono di aiutarla procurandole dei documenti falsi e un nascondiglio nel seminterrato.

Sono stata salvata, anche se ero ancora nel grembo di mia madre quando i nazisti hanno preso tutti gli ebrei da Budapest – ha detto Susan ai presenti riuniti per la cerimonia –. I Lehotay aiutarono mia madre a trovare un posto con una donna cristiana che mi aveva allattato subito dopo la mia nascita (quando mia madre) non poteva tenermi con sé.

Susan Kun
Klára, László, Andrew e Susan Kun, 1952.

Ben 568.000 ebrei sono morti durante l’Olocausto in Ungheria. I Kun, invece, sono sopravvissuti alla Shoah riuscendo in seguito anche a ricongersi con il capostipite della famiglia, László, dopo che questi riuscì a fuggire da un campo di lavoro forzato in Ucraina. In seguito, nel 1949, tutta la famiglia emigrò in Canada e mise radici a Montréal. Dopo la guerra, il padre di Andrew, ha scritto delle lettere di ringraziamento ai suoi soccorritori che sono state rinvenute nella casa della sorella di Denis quando è morta tre anni fa. Nel 1956, in seguito al fallimento della rivolta ungherese di natura antisovietica, duramente repressa dall’intervento armato delle truppe sovietiche del maresciallo Ivan Stepanovič Konev, la famiglia Lehotay fuggì dal paese come rifugiati e proprio in quella occasione, in segno di riconoscenza er gli aiuti ricevuti, i Kun si offrirono di pagare i biglietti dell’aereo che li avrebbe condotti in Canada, aiutandoli finanche a stabilirsi a Montréal.

© Giovanni Preziosi, 2022

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